giovedì 11 maggio 2017

La Paranza dei Bambini


  • Per chiunque abbia amato Gomorra; 
  • Per conoscere una realtà attuale poco raccontata dai media;
  • Per la competenza sull’argomento di Roberto Saviano;



La nuova giovane, giovanissima criminalità è la protagonista del l'ultimo libro di Roberto Saviano "La Paranza dei Bambini".




Bambini che crescono in fretta, che provengono da famiglie medio borghesi o figli di criminali, che velocemente imparano che nella vita o si fotte o si viene fottuti, carnefici o vittime.

Maraja, Dentino, O'Briato', Drone... proprio come in Gomorra anche questi personaggi hanno soprannomi curiosi dati dalla città che li ha cresciuti Napoli e in particolar modo Forcella.

I giovani criminali viaggiano veloci su scooter per i vicoli del centro, sparano, spacciano e organizzano le "piazze". Come i loro coetanei utilizzano i social network come Facebook, Instagram e Snapchat, si scambiano i messaggi su whatsapp, ma a differenza di questi hanno un "covo" dove ritrovarsi, fare i patti di sangue ispirati a "Il Camorrista" di Tornatore, tengono "armi e palle", seguono la filosofia de Il Principe di Machiavelli, discutono di Isis e ne invidiano la forza e si inspirano a Walter White di Breaking Bad.

La paranza dei bambini è un libro crudo, schietto e ruvido. Spesso è come un sasso difficile da ingoiare, bagnato di un'illogica crudele normalità.
Una normalità fatta di tatuaggi, sangue, violenza, una quotidianità terribile dove mancano la paura del carcere e della morte.

Il libro scorre bene nonostante la durezza, ma a tratti sembra un po' perdersi nelle descrizioni troppo veloci o in rapporti tra alcuni personaggi che scompaiano. Mancano dettagli importanti sulle famiglie che sembrano solo dei "generici di scena" e della scuola. Le istituzioni in generale in questo libro sono totalmente inesistenti.

La morte scorre nelle pagine, come la pesca a strascico fatta di uccisioni casuali, da cui il libro prende il nome. Non è il miglior libro di Saviano, ma sicuramente è il più attuale.


M.G.

martedì 17 gennaio 2017

Dalí - Il Sogno del Classico




  • Vedere uno degli artisti cardini del Novecento
  • Per conoscere un Dalí ispirato all’arte classica
  • Genio, follia, scienza, classicismo… serve altro?




Salvador Dalí era uno dei maestri dell’arte del secolo scorso. Polifunzionale, sovrapproduttivo e ipereclettico, l’opera di Dalì è difficilmente inquadrabile in definizioni univoche e punti di vista assoluti. I punti di vista il pittore li ribaltava continuamente, scartava le soluzioni più ovvie e amava mescolare gli stili. Legato al figurativo, era amante dell'astratto, quello connesso alla metafisica e al suo metodo paranoico-critico che scomponeva le sue opere in atomi.


La mostra di Dalí a Palazzo Blu di Pisa, organizzata con la collaborazione della Fundación Gala-Salvador Dalí e MondoMostre è stata prorogata fino al 19 Febbraio 2017.
L'esposizione, a cura di Montse Aguer i Teixidor, direttrice del Centre Estudis Dalinians della Fundación Gala-Salvador Dalí, mostra una visione insolita e spesso trascurata da rassegne più grandi: l'ispirazione Classica del Rinascimento e dell'arte Italiana in generale.

Il pittore spagnolo amava l'Italia, lo dimostrano i suoi ripetuti viaggi nella nostra nazione, Dalí studia Michelangelo, Raffaello e Benvenuto Cellini.
La Poligrafica di Stato Italiana commissiona a Dalí di illustrare un'edizione della Divina Commedia. Paradiso, Purgatorio e Inferno diventano sotto le mani dell'artista, magnifici acquerelli Surrealisti. Peccato che dopo le critiche sulla nazionalità spagnola dell'illustratore, la Poligrafica non ha mai stampato questa edizione.



Nella mostra si possono ritrovare opere di Michelangelo come la Pietà, il Mosè e la tomba di Giuliano de'Medici, reinterpretate, decostruite e messe in un contesto metafisico tipico della pittura spagnola di Dalì. Un vortice di richiami che mescolano i soggetti dell'arte antica con lo studio e l'inspirazione scientifica, come le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki e la fisica quantistica di cui leggeva voracemente tomi su tomi.

Trova posto nelle sale del Palazzo Blu anche un'altra serie di illustrazioni commissionata al "pintòr", l'autobiografia di Benvenuto Cellini che diventano piccoli quadri visionari e onirici.


Casto sessualmente nella vita, provocatore nelle sue opere, Salvador Dalì viene ben raccontato se non completamente attraverso i quadri, con un'ottima esposizione di dascalie, filmati e informazioni ipertestuali.

M.G.