domenica 12 ottobre 2014

Serie televisive: GIRLS.

- Il talento espressivo di Lena Dunham 
- L’ottima colonna sonora
- Perché siamo tutti un po’ imperfetti


Quattro amiche, New York, sesso, amore… no, non state leggendo l’ennesima recensione easy-chic su Sex and the City, perché Girls non è la solita commedia romantica di quattro amiche alla ricerca del grandeamore nella grandemela, con in mano carte di credito illimitate e ai piedi Manolo Blahnik; Girls è profondo e riflessivo, mai banale.
Le puntate, che ruotano intorno a quattro piccole e imperfette donne che affrontano l’età adulta, sono scandite da un’elegante semplicità romantica e da una forza espressiva potente capace di comunicare esplicitamente e senza censure.



 
Lena Dunham, scrittrice, produttrice e anche regista di questa serie firmata HBO, racconta attraverso gli occhi di Hannah, suo alter ego e che lei stessa interpreta, la vita quotidiana della sua generazione; di come sia complessa e difficoltosa la vita alla soglia dei trent’anni, quando si è alla ricerca di un lavoro lontano da casa e si ha la frustrazione di raggiungere un obiettivo, della paura di deludere la propria famiglia o, ancora, di come ci si possa sentire vuoti in una relazione sbagliata, ma anche della solitudine quando si cerca di affrontare il mondo così apparentemente e maledettamente ostile, che ci chiede di essere perfette e sempre all’altezza, mentre la sola cosa che si prova è inadeguatezza.

 
I personaggi di Girls non vogliono risultare simpatici e belli ad ogni costo per attrarre il pubblico, perché la bellezza e la fortuna di questa serie si basa sull’interpretazione e sulla scelta di immagini e riprese semplici ma incisive, dove il realismo espressivo dei singoli riesce comunque a creare un gruppo eterogeneo nel quale ogni spettatore, giovane e non, può misurare la propria vita.


Nesh.

sabato 11 ottobre 2014

Il Maggio: La Melodia di Firenze.

Dopo una stagione con il Maggio Musicale Fiorentino come fotografa, Azzurra Becherini realizza una mostra fotografica a Le Murate (Piazza delle Murate) a Firenze basata sulla sua esperienza.
 Il vernissage della mostra allestita da Valentina Nazionale sarà Giovedì 16 Ottobre, nell'occasione suoneranno il Trio di flauti dolci “Chicas del David” (Lady Johanna Lopez Valencia, Urška Cvetko, Lenka Molčányiová) e prensentato il dvd "Luce sul Maggio - Frammenti storici del Festival". 



La mostra dura fino al 30 ottobre, per chi non conosce Firenze, "Le Murate" sono il vecchio carcere maschile di Firenze per oltre cento anni e prima ancora un ex-monastero. Attualmente è uno spazio rivalutato molto suggestivo, con (bellissime) case popolari, caffè letterari e iniziative culturali.

Intervisto la fotografa Azzurra Becherini sulla sua mostra per capire meglio cosa ha unisce i due mondi musicale e fotografico.
Pensi che Fotografia e Musica sono due arti che possono comunicare? In che maniera?
Vista e Udito sono due dei sensi che assieme comunicano tra loro. Entrambi creano visioni e "melodie", emozionano chi ne fruisce. La loro commistione di arti creano emozioni bellissime.



Quale è l'obiettivo della tua mostra?
La mostra si chiama "Il Maggio: La Melodia di Firenze" e si muove attraverso le immagini dei concerti, degli incontri, degli spettacoli, delle mostre, nei mille luoghi della città. Come fotografa e artista residente del festival, ho cercato di ascoltare, vedere e cogliere questo spirito, questa voce, questa melodia.

Hai avuto l'onore di scattare il grande maestro Riccardo Muti, come è stato?
Bellissimo. Un uomo veramente carismatico. Per me è stato un vero onore di scattare come unica fotografa presente un maestro di quel calibro e conoscerlo è stato davvero interessante.




Quale momento che hai scattato ti ha più emozionato?
Non c'è un momento preciso che mi ha emozionato piu' degli altri. Ogni volta che ho scattato un evento, uno spettacolo, un concerto è stata un emozione speciale diversa e unica. Ogni evento è stato unico, come location, come emozione.

Spiegami meglio.
Quello che più mi ha colpito è stato trovarmi in spazi atipici per la musica, come musei o  gli archivi storici della biblioteca nazionale. Luoghi veramente suggestivi di Firenze e per questo devo ringraziare la sensibilità dell'organizzatore degli eventi attorno al festival Giovanni Vitali.

MG.

martedì 7 ottobre 2014

Processo ad Amleto


- Un insolito spettacolo teatrale
- L’arringa finale degli avvocati e del pubblico ministero
- Il finale che cambia ad ogni replica


Se Amleto fosse vissuto ai nostri giorni? E se invece di morire dopo l'omicidio di Polonio, padre di Ofelia (fidanzata di Amleto), fosse stato arrestato e... processato?

Questo è l'intento dello spettacolo "Please, Continue (Hamlet)" ideato da Yan Duyvendak e Roger Bernat e portato in scena domenica 28 settembre 2014 al teatro Fabbricone di Prato, in occasione del Contemporanea Festival.



Una via di mezzo tra la più famosa tragedia shakespeariana e un giorno in pretura, il processo ad Amleto si è svolto con solo tre attori: Francesca Mazza (nei panni di Gertrude), Francesca Cuttica (in quelli di Ofelia) e Benno Steinegger (nell'assassino, Amleto appunto).
Il resto degli elementi del processo sono composti non da attori ma da veri avvocati, procuratori e giudici, nei loro ruoli istituzionali: il pubblico ministero, il perito psichiatrico, gli avvocati e la giuria.


Un fascicolo è stato presentato ai professionisti del processo e, in via del tutto eccezionale, al pubblico con gli interrogatori all'accusato, alla madre e alla fidanzata, le relative foto del cadavere e la perizia psichiatrica del presunto omicida.

La trama, rispetto all'originale del drammaturgo inglese, oltre a portare la scena del delitto ai giorni d'oggi, rappresenta la scena in un povero quartiere operaio, piuttosto che nella nobiltà dell'epoca. la giuria è composta da spettatori presi a caso dal pubblico e il processo può finire ogni volta in maniera totalmente diversa. quasi a dimostrare l'importanza della bravura di ogni singolo elemento del processo.


Non è un caso infatti, che gli interpreti più credibili sulla scena siano proprio il pubblico ministero (Mauro Cini) e l'avvocato di Amleto (Manuele Ciappi) che nella loro arringa finale danno rispettivamente il meglio di sè, come prova attoriale e giudiziaria. Non è forse una piecè teatrale quella che svolgono ogni giorno nelle loro professione?

MG.