giovedì 15 maggio 2014

Diario di un maniaco perbene di Michele Picchi.


-Un film spiazzante;
-Originale per essere italiano;
-La bravura "one man show" di Giorgio Pasotti;

"Non voglio fidanzarmi, perché se sono felice non creo. Se sono infelice, allora sono intelligente."



Questo è la logica leit-motiv che regge tutta l'opera prima di Michele Picchi.
Lupo, Giorgio Pasotti, è un pittore intellettuale in perenne crisi creativa, figlio d'arte, senza problemi di soldi.
Vive da solo in un attico di un condominio romano, spia i suoi vicini con vari binocoli, riceve continuamente telefonate dalle sue ex-fidanzate e dalle amiche che gli chiedono consigli; perché Lupo non riesce a dire di no a nessuno e per questo evita il contatto con le persone, in particolar modo le donne.
Lupo medita continuamente al suicidio.





Avendo tanto tempo libero il pittore esce di casa, frequenta una piccola chiesa, filosofeggia su Dio, il tutto in cerca di un'ispirazione per dipingere.
Pasotti è bravo, interpreta un ruolo fuori dai suoi canoni abituali. Goffo, ma spavaldo, tenero, quanto sconclusionato, l'attore regge da solo una trama tutta incentrata sulla sua figura. Una storia piena di sfaccettature e manie personali, tra le follie tipiche di ogni essere umano, che riversa sui personaggi bizzarri che circondano la sua vita.





Se i piccoli gesti e le manie sono interessanti, la ripetizione di questi rendono il film poco scorrevole. Un montaggio più coraggioso con tagli su pesanti sottolineature avrebbe reso il film un piccolo gioiello nel panorama cinematografico italiano. Peccato, resta comunque un progetto interessante e degno di essere apprezzato.

MG.