mercoledì 23 maggio 2012

Incontro con Philippe Daverio @Palazzo Pretorio, Prato.


Il miglior pregio di Daverio (critico d'arte, giornalista e conduttore televisivo di programmi come Passpartout e Il Capitale) è la sua capacità di legare un'opera artistica con un'altra geograficamente, stilisticamente e spesso cronograficamente differente. Di questo suo pregio ne ha fatto uno stile e riesce a passare da De Chirico a Leonardo Da Vinci, da Duchamp a Platone, dall'architettura fascista alla filosofia.

In una Prato attenta alla cultura (siamo la città della statuetta etrusca di Pizzidimonte conservato al British Museum, di Filippino Lippi, di Curzio Malaparte, della statua di Moore, del teatro stabile della Toscana Metastasio, del Museo d'arte contemporanea Pecci e di quello Tessuto, ma ogni tanto ce lo scordiamo) con un vasto pubblico, Daverio presenta il suo libro "Il museo Immaginato" pubblicato per Rizzoli.


Rispetto alla figura didascalica televisiva, dal vivo Daverio è molto più ironico e sciolto (grazie anche al gintonic in mano) e spazia tra il ruolo del museo ("si dovrebbe vedere un quadro solamente in un museo, siete mai stati in una biblioteca e letto tutti i libri? O in una paninoteca ed aver mangiato tutti i panini?", "si esce dal Louvre dopo due ore, abbiamo visto duecento quadri, non ci abbiamo capito niente, abbiamo i piedi gonfi e un gran mal di testa!"), al suo passato elettorale (è stato assessore nel comune di Milano durante la giunta Albertini), all'arte contemporanea ("il cane di palloncini di Jeff Koons rappresenta in pieno il vuoto culturale americano"). Daverio espone il suo progetto di Museo all'aria aperta, ovvero creare una guida gratuita scaricabile che descrive i dettagli delle nostre opere d'arte (capitelli di Duomo, colonne e gargoyle ecc...), perchè la nostra Nazione è un continuo museo che va valorizzato e fatto conoscere.




Un ultimo appunto: rispetto alle tante persone che sono accorse, lo spazio offerto dall'assessorato alla cultura era totalmente insufficiente (sia la stanza in caso di pioggia, che il cortile del finalmente riaperto  Palazzo Pretorio). Questi incontri culturali stanno ricevendo l'attenzione che si meritano (il festival Dialoghi sull'uomo a Pistoia è sold out), facciamo in modo che siano organizzati in spazi adeguati. La cultura e il Paese vi ringrazierà.

MG.

martedì 8 maggio 2012

QVINTA


- curiosità
- ironia
- sorprese



"La verità non importa mai", nessuno la vuole sapere, -nessuno vuole trovare una via d'uscita perché a nessuno piace-, dove andiamo, cosa facciamo, la ricerca, il mutamento... succede. Punto.
Entrare, uscire, cambiare, diventare qualcos'altro o qualcun altro, nascere, morire.

La protagonista principale è la Quinta, l'"elemento" teatrale usato dagli attori per nascondersi al pubblico durante lo spettacolo ed entrare in scena quando è il loro turno, l'elemento che separa atto "finto" e realtà, il falso dalla verità .... ma "la verità non importa mai!"... e non sai mai quanto tu sia personaggio oppure no.

Uno spettacolo geniale, esilarante, che ti fa ridere e pensare a cosa sei, a cosa vorresti e potresti essere e a come ti trasformi.
Un gioco di entrate e uscite in tempi perfetti. Bravissimi gli attori, di una coordinazione eccellente, nelle immagini e nei giochi con le mani, con le uscite e le trasformazioni, dall'adorazione della quinta come "madre" di tutto quello che noi spettatori vediamo,  alla trasformazione di un personaggio nell'altro, Aldo che passa dietro la quinta e si trasforma in Armando, di Armando che ritorna Aldo, poi in Pasquale e in Riccardo, ma anche in coniglio perché "il coniglio fa contemporaneo", in foca, in cani giocattolo, in pesce rosso, supportati anche dalla piccola collaborazione del pubblico e dal meraviglioso pupazzo (muppets) vestito da Spiderman. 
Bello il riferimento all'Enrico V di Shakespeare che rappresenta la realtà con la finzione scenica ma, cosa sei fuori dal palcoscenico?? Chi sei dietro la Quinta?? 
Mi piace però associare buona parte dello spettacolo al teatro pirandelliano, (Enrico IV), al rapporto tra personaggio e uomo (finzione e verità), alla follia che nn ti permette di vedere le cose come sono davvero, che ti permette di non vedere quello che potrebbe farti male, che potrebbe farti soffrire, la follia come rifugio, come rottura con la falsità della realtà.
Ho scritto il vero o il falso?? La prossima volta venitelo a vedere!


marel





QVINTA

di Teatrificio sseDi e con Aldo Gentileschi Riccardo GorettiArmando Sanna Pasquale Scalzi